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Porti, la riforma non sana l’anomalia del contratto dei dipendenti delle ex AP

Una riforma portuale che oltre agli interrogativi sulle aggregazioni dei diversi scali, sempre in bilico e sempre con qualche eccezione, tiene in scacco i dipendenti delle Autorità Portuali in un limbo che da una parte sono sottoposti alla disciplina dei dipendenti pubblici ma dall’altra sono legati con un contratto privato ai porti: un contratto da privati, quindi, con trattamento da pubblico impiego.

Una condizione esistente già con le vecchie Autorità Portuali ma che non sembra venirsi a sanare con il nuovo sistema, nonostante da parte del Governo ci fosse stata la promessa che questa anomalia sarebbe stata regolata con la riforma.

Di questo parleranno domani i dipendenti dell’Autorità Portuale genovese che non vedono nella nascita delle Autorità di Sistema Portuale una chiarificazione alla loro condizione, anzi, questa prima promessa disattesa rischierebbe, secondo i sindacati, di essere l’annuncio di altre promesse mancate rispetto agli impegni sul lavoro portuale contenuti nella riforma.

I dubbi aumentano quando poi viene analizzata la serie di organismi che si vanno a sostituire ai precedenti nella gestione dei rapporti tra le diverse parti economiche, sociali e imprenditoriali. Lo “spacchettamento” del vecchio comitato portuale rischia di far mancare un tavolo dove possano essere risolti i conflitti all’interno degli scali con una sempre minore coesione e impossibilità delle parti a trovare modalità di accordo e di sintesi.

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